Vi ricordate quel 25 Aprile? Difendiamo la Resistenza dai revisionisti (anche leggendo)

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di Vindice Lecis

Il revisionismo storico e l’ignoranza dei fatti avanzano. Trascinati da un fiume fangoso di documentari, libri, interviste affollati di non verità che cercano di strappare l’anima a un Paese. La Resistenza è messa nel mirino, lo è da decenni. Non si vuole accettare che, per la prima volta, gli italiani abbiano combattuto per la libertà e la giustizia sociale. Ecco perché ciclicamente tentano di manomettere la scomoda Costituzione. Che cosa fare, dunque? Rispondere con gli strumenti della ragione e la conoscenza. Alla fine di queste righe troverete dunque un modesto elenco di libri, una piccola dose per vaccinarsi dal revisionismo che equipara i carnefici con i combattenti per la libertà. Ma, prima, chiariamo alcuni punti.

La Resistenza e la Liberazione. Non fu guerra civile ma lotta di liberazione nazionale dal fascismo, combattuta su molti fronti: dalle formazioni partigiane di montagna e di pianura, dai Gap e dalle Sap nelle città e nei luoghi di lavoro, dai militari italiani che si sono battuti contro i nazisti in Albania, Grecia e Jugoslavia. La Resistenza fu, dunque, un atto di sovranità popolare.

Ma quanti se ne ricordano? Sono trascorsi 72 anni dalla Liberazione e in questi lunghi decenni l’attacco ai suoi valori – primo fra tutti la Costituzione – sono stati numerosi. Cosa resta dell’Italia della Resistenza? Lo spirito del 1945 non si è mai pienamente riflesso nelle pieghe della società italiana ma rimane ancora un faro al quale guardare senza retorica, senza nostalgie. Ma con ammirazione, rispetto e recupero di quei valori che sono le architravi dell’Italia democratica. Contro il revisionismo che equipara vittime e carnefici, combattenti della libertà e guardiani delle camere a gas, patrioti e servi, abbiamo il dovere di non dimenticare restando partigiani e intransigenti su democrazia e giustizia sociale. Né pacificazione alcuna può essere consentita. In Francia nessuno rimetterebbe in discussione i sacri principi della Rivoluzione francese.

La Resistenza fu un moto di popolo e un movimento di “tecnica militare” (Boldrini). Organizzò complessivamente 307 mila uomini e donne (alla vigilia dell’insurrezione poco meno di 200 mila con armamento leggero e scarse munizioni), organizzati in brigate composte da tre o più distaccamenti, ciascuno dei quali comprendeva da tre a cinque squadre. L’assoluta predominanza delle forze resistenziali è stata delle Brigate Garibaldi, promosse dal Pci (1089 brigate, 42 mila caduti, 18 mila mutilati e invalidi). Il Pci costituì anche i Gap (Gruppi d’azione patriottica) principalmente per la guerriglia urbana. Ma la Resistenza fu un grande movimento unitario dove confluirono comunisti, socialisti, cattolici, liberali, monarchici, azionisti.

Dall’altra parte era schierato l’esercito collaborazionista di Salò, alleato dei nazisti occupanti: 143 mila fanti, 79 mila uomini dell’aeronautica, 150 mila della Guardia nazionale repubblicana, 26 mila marinai, 10 mila Ss italiane e 20 mila brigatisti neri. Complessivamente i nazi fasciti schieravano 32 divisioni di cui 14 utilizzate nella guerra anti partigiana. Le forze alleate contavano 19 divisioni – di cui tre italiane – 3100 carri armati e 5000 aerei.

Dal 17 aprile le forze partigiane ingaggiano con gli Alleati la Battaglia degli Appennini. Formazioni di montagna, di pianura e i Gap si scatenano in tutte le città emiliane. Il 19 aprile insorge Bologna, il 21 Ferrara, il 22 Modena, il 24 Reggio è liberata, si combatte a Parma sino al 26 e a Piacenza fino al 29. In Toscana il 22 e il 24 sono liberate Fivizzano e Aulla.

Intanto entrano in campo le formazioni della città operaie. Insorge subito Genova nella notte tra il 23 e il 24 aprile: 5000 partigiani costringono alla resa 30 mila tedeschi comandati dal generale Meinhold. Il comitato insurrezionale di Milano (Longo, Pertini, Sereni e Valiani) il 24 dirama l’ordine di attacco e così farà il Comando generale delle Garibaldi per il Veneto e il Piemonte. Si combatte a Torino dal 26 al 30 una battaglia drammatica e sanguinosa. Venezia insorge all’alba del 28, Belluno e Treviso si liberano il 30.

Per conoscere, capire, ricordare, fuoripagina.it segnala alcuni libri tra i tanti che bisognerebbe leggere. Per essere cittadini informati, consapevoli e, per questo, liberi.

Opere generali

Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Einaudi, 1953

Collotti-Sanri-Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza (I e II volume), Einaudi , 2001

Bocca Storia dell’Italia partigiana, Mondadori, 1995

Pavone Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza, Bollati Boringhieri, 1994

Rendina Dizionario della Resistenza italiana, Editori Runiti, 1995

Dondi, La Resistenza italiana, Fenice 2000, 1995

Mignemi, Storia fotografica della Resistenza, Bollati Boringhieri, 1995

Baldissara (a cura di), Atlante storico della Resistenza italiana, B.Mondadori, 2000

Sul Pci e la Resistenza

Longo I centri dirigenti del Pci nella Resistenza, Editori Riuniti, 1977

Longo, Un popolo alla macchia, Mondadori, 1947

Amendola, Lettere a Milano, Editori Riuniti, 1974

Il comunismo italiano nella seconda guerra mondiale, Editori Riuniti, 1963

Opere specifiche

De Lazzari, Le SS italiane, Teti, 2002

Franzinelli, Le stragi nascoste, Mondadori, 2002

Giovanni Pesce, Senza tregua. La guerra dei Gap, Feltrinelli, 1995

Rusconi, Resistenza e post fascismo, Il Mulino, 1995

Oliva, I vinti e i liberati, Mondadori, 1998

Malvezzi-Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, Einaudi, 1994

Franzinelli (a cura di), Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza, (Mondadori, 2005)

Sulla storia della Repubblica sociale

Lepre, La storia della Repubblica di Mussolini, Mondadori, 1999

Deakin, Storia della Repubblica di Salò (I e II volume), Einaudi, 1963

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  1. 25 aprile 2017 | LA PIAZZETTA COMUNISTA

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