Altro che pale eoliche e pannelli: perché vogliono abbattere Todde

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di Vindice Lecis

“In Sardegna si sta portando avanti una campagna sugli impianti da rinnovabili che ha fatto leva sulla paura dei cittadini, perché nessuno di noi vuole vedere l’Isola devastata . Bisogna piuttosto chiedersi cosa ci sia dietro queste battaglie ‘talebane’: la tensione che è stata montata, cavalcando la giusta e legittima paura delle persone, ha un solo obiettivo: abbattere questa Giunta e mandare la Todde a casa per ripristinare lo status quo”.

Avrebbe meritato maggiore rilievo sulla stampa sarda quest’accusa di Alessandra Todde, la presidente progressista della Sardegna sottoposta in questi mesi a un vero e proprio attacco concentrico fatto di campagne allarmistiche, ispiratrici di mobilitazioni ora anche collegate ad ambienti di destra e affaristici.

E’ vero che Todde e giunta di centro sinistra siano sotto attacco. L’esponente dei 5 Stelle ha condotto alla vittoria il campo progressista nelle scorse elezioni regionali. Superando le diffidenze e i dubbi di alcuni dei partiti che lo compongono, a partire dall’immancabile Pd. Non è un caso che, davanti alla spaventosa potenza di fuoco della stampa dell’imprenditore immobiliarista-editorialista Zuncheddu (e col risveglio peloso di altre organizzazioni come ad esempio la Coldiretti) tutti destati dal sonno complice con la devastante giunta Solinas, in difesa della presidente si siano levate poche voci. Un gruppetto di assessori, i M5S e Sinistra Futura, un raggruppamento che ha eletto tre consiglieri regionali.

E gli altri? Verdi quasi silenti su una questione decisiva come l’energia, Progressisti che lanciano la palla in tribuna e Pd dalla bocca impastata di mezze frasi.

Eppure la partita è fondamentale. Se ci fosse uno smottamento nella maggioranza, la destra sarda – una delle peggiori in quanto a moralità, incapacità e trasformismo mimetico – rischierebbe di aver servita una rivincita sul piatto d’argento.

La giusta vigilanza popolare indotta sulle “pale eoliche” e sul “fotovoltaico” sta trasformandosi in un partito trasversale che, di fatto, non mette più nel mirino i nuovo feudatari delle rinnovabili, gli emuli di Flavio Carboni, ma solo la giunta regionale. Che però ha avuto il torto di mandare all’aria molti affari con l’unico serio provvedimento emesso: la moratoria sugli impianti.

Nemmeno su questo il gruppo editoriale l’Unione Sarda ha avuto parole di sincera obiettività. Non è un caso che né i comitati e né i corifei dell’allarmismo abbiano sentito in dovere di difendere la Sardegna dall’assalto del governo: quello che ha aperto davvero le porte alla speculazione e che ora attacca violentemente l’autonomia, bene supremo e prezioso impugnando la moratoria davanti alla Corte costituzionale. Ma figuriamoci se dalle colonne dell’indignazione o dalle parti di Cappellacci e degli altri si sia levata una parola di solidarietà.

Un clima di fanatismo e intolleranza avanza nei dibattiti e nei confronti. Viene espulso il concetto di realtà. Campagne martellanti su una cosiddetta legge Pratobello puntano a sponsorizzare invece altre energie fossili eludendo il problema della produzione di energia pulita.

Chi parla di allinearsi agli obbiettivi climatici fissati dagli accordi di Parigi del 2030? Pochi. Il tema è stato cancellato dal dibattito pubblico di fronte a roboanti titolazioni aggressive legate all’invasione, all’assalto, alla guerra ai sardi con le pale eoliche.

E così menti deboli recepiscono il messaggio che solo il terrorismo, l’atto violento può fermare una deriva inarrestabile speculativa. Chi arma la mano degli sbullonatori di Mamoiada, degli incendiari di Villacidro e di Tuili? Qualcuno presto dovrebbe darci una risposta.

Intanto La Nuova Sardegna, nei giorni scorsi ha pubblicato interventi importanti sul conto salato che paghiamo noi sardi con le tre termocentrali in azione: siamo la regione più sporca d’Italia con 15 milioni di tonnellate di gas serra emesse in atmosfera , 9,6 tonnellate per abitante.

Questo dovrebbe essere il tema da affrontare. Tutto perdonato?

Invece si tenta di bloccare e delegittimare l’ampia consultazione dei sindaci alla ricerca di aree idonee e, di conseguenza, di quelle assolutamente da tutelare. La destra in modo grottesco insieme a molti comitati alza il tiro proprio su questo, quando la loro proposta di legge Pratobello (pur firmata da decine di migliaia di sardi che meritano il massimo rispetto) andrà a finire nel binario morto della contestazione sterile: in Sardegna non ci sono aree idonee, affermano. Nemmeno Lollobrigida o Sangiuliano avrebbero potuto dire una sciocchezza del genere. E il no a tutto sarà cassato per incostituzionalità. Vorrei vedere chi la voterà, quella legge.

Ecco dunque perché Todde è sotto attacco. La sua maggioranza dovrebbe esserne maggiormente consapevole. Il Pd che già con i suoi maggiorenti – i soliti – invia ambasciatori alla presidente indicando una paradossale via d’uscita (nel senso d’uscita anticipata ) dovrebbe praticare meglio lealtà e coerenza. Ricordando che molti a sinistra hanno votato la coalizione contro il Messia Narcisista e contro quella dell’ex sindaco di Cagliari per dare una possibilità al cambiamento che nessuno dei suoi candidati avrebbe potuto garantire. E’ bene che se ne ricordino. Chi si no torrades a pe in terra.

La parola d’ordine è la lotta decisa agli speculatori dell’energia e a chi vuole davvero una giungla di pale eoliche e distese di pannelli su suoli agricoli. Come? Nella ricerca delle aree idonee scelte da cittadini, comuni e regione. Voci ragionevoli come quella del sindaco di Gavoi Salvatore Lai, dovrebbero essere maggiormente ascoltate: “Non vale né l’idea che gli impianti li si faccia dove vuole l’investitore privato né che questi possa intascare tutti gli utili dell’attività. Vale invece tutto il contrario ossia una compartecipazione alle scelte e ai benefici economici” ha detto.

Discutiamone allora. Perché le guerre di religione celano sempre la difesa di interessi corposi.

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