di Vindice Lecis
Cuperlo come Orfini? Da non credere, dai. Quanti padri dovrà ancora uccidere, per farsi accettare nella tavolata del renzismo in quel salotto dove vengono serviti i piatti di un riformismo senza riforme che nascondono invece sempre la restaurazone? L’elegante e colto triestino ha cominciato con D’Alema e ha proseguito con Bersani. Penso che si fermerà per sopravvenuta estinzione di genitori.
La giravolta di Cuperlo, annunciata dai giornaloni, si spiega con la sua propensione ad accreditarsi come interlocutore responsabile del renzismo visto come malattia curabile e, tutto sommato necessaria. Ed è corredata come di consueto da eleganti parole e col garbo di ragionamenti sempre articolati, approfonditi, ricchi di incisi da capogiro. Ora però le sue scelte sembrano maggiormente delineate e parlano di un sostegno a Renzi e al suo gruppo dirigente. La partecipazione alla manifestazione del Pd per il Sì al referendum è stata uno dei primi passi, anticipati dalla presenza, a titolo personale, nella commissione diretta da Guerini per una futuribile riforma dell’Italicum. Riforma che non ci sarà prima del 4 dicembre ma che è circondata dagli echi confusi e ammiccanti dei renziani su un cambiamento un tanto al chilo (un giorno le preferenze, l’altro il ballottaggio, l’altro ancora i capilista). Azioni strategiche e ponderate quelle di Cuperlo per giustificare il suo imminente sostegno alla madre di tutte le battaglie.
La minoranza Pd non l’ha presa bene. Come poteva infatti reagire di fronte al voltafaccia annunciato? Né Bersani, né Speranza – che hanno i loro guai – sono rimasti contenti, loro che invece hanno rotto gli indugi e, da qualche giorno, seguono Massimo D’Alema nella ferrigna campagna per il No al referendum. Un No confortato non solo dal pericolo del famoso combinato disposto alla Erdogan (legge elettorale-stravolgimento costituzionale) ma anche dalla necessità di mettere argine allo strapotere di Renzi nel suo partito.
A ben vedere Cuperlo con la sua disastrosa corsa alle primarie (colpa non solo sua, beninteso, ma di chi ha candidato al sacrificio un uomo morbido contro il bullo della classe) è da tempo il contraltare preferito da Renzi. Il “premier” si diverte nel sentirlo argomentare dal palco, durante le sterili riunioni della pletorica direzione del partito. Dove il triestino interviene accolto con il rispetto che si deve alle persone bene educate ma ininfluenti (mica come D’Alema). Con garbo, sollevando il sopracciglio minaccia però sfracelli e talvolta ricorda al segretario che ha rotto la connessione col suo popolo. Il 4 aprile giunge a dirgli con coraggio, bisogna riconoscerlo: “Non sei all’altezza e sei un capo arrogante”. Ma al momento della battaglia non affonda il colpo, si adegua, si richiama a valori condivisi. Ma, viene da chiedersi, quali? Né jobs act e buona scuola lo hanno frenato.
Oggi si appresta a fare un gran passo. A trasformarsi in un Orfini, cioè in un “diversamente renziano”, a partecipare a quell’ossimoro inquietante che è la furbetta “sinistra per il Sì”dove Luigi Berlinguer (scusate) alza il pugnetto insieme a Cesare Damiano e ad altri collaboratori del giglio magico. L’opposizione di sua maestà, appunto. Buon viaggio Gianni Cuperlo e attento a non sciupare la piega dei pantaloni.
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