Le altre Gladio e la lotta segreta anticomunista in Italia

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di Vindice Lecis

L’8 maggio 1954, davanti a un notaio di Cagliari, un terzetto formato dal generale Ettore Musco e dai colonnelli Felice Santini e Lanfranco Lanfaloni costituiva la Società Torre Marina srl e stipulava un rogito per l’acquisto di alcuni terreni in Sardegna. Torre Marina era una società di copertura del Sifar, il servizio segreto militare, e i tre ufficiali ricoprivano incarichi assai importanti nell’intelligence. Musco era infatti il capo del Sifar, Santini il responsabile del Sios, il servizio segreto dell’Aeronautica e Lanfaloni quello dell’Ufficio R del Sifar, la sezione del servizio alla quale avrebbe fatto capo Gladio.

Il 15 giugno dello stesso anno, la società Torre Marina acquistò da un certo Francesco Masala 56 ettari di terreno in agro di Alghero. Ancora pochi giorni dopo acquisiva altri 16 ettari a Torre di Poglina (tra Alghero e Bosa) dall’agricoltore Bachisio Secchi. Su questi terreni si cominciò a costruire il Centro di addestramento di Gladio. Torre Marina nel luglio dello stesso anno acquistava vicino a Olmedo altri sei ettari dove sarebbe sorto un centro di trasmissioni radio. Infine nell’ottobre del 1955 ulteriori 6 ettari furono acquistati a Mamuntanas, non distante da Alghero.

Il 26 luglio 1956 il generale De Lorenzo, nuovo capo del Sifar, veniva informato dal colonnello Luigi Fornara, vice capo di stato maggiore dell’Esercito che la base di Poglina era pronta all’uso, dopo otto mesi di lavori. Il definitivo “avvio” di Gladio-Stay Behind avvenne infine il 18 ottobre 1956, chiudendo così un capitolo cominciato nel 1952 quando il Sifar e la Cia deciser,o con un accordo segreto, di fare di Capo Marrargiu la base operativa e di addestramento di Gladio. Con un impressionante flusso di armi da parte degli americani e la complicità e copertura “patriottica” di alcuni presidenti del consiglio e ministri.

Il ricercatore Giacomo Pacini ha ricostruito in un libro pubblicato da Einaudi nel 2014 intitolato Le altre Gladio. La lotta segreta anticomunista in Italia (1943-1991) il “cuore di tenebra” della Repubblica. Formato da organizzazioni, gruppi, uffici riservati, alti ufficiali, apparati dello Stato dediti alla doppia fedeltà. Il cosiddetto “doppio Stato” – definizione dello storico Franco De Felice – quel sistema di “doppia lealtà” caratterizzato dal “reciproco condizionamento tra la Costituzione repubblicana la cui ispirazione di fondo è l’antifascismo e un sistema di alleanze internazionali” segnate dallo scontro tra Usa e Urss.

Il caso di Gladio è uno dei tanti episodi di questa lotta clandestina anticomunista, la cui azione è stata giustificata dalla necessità di arginare il Pci – fatto già di per se piuttosto grave in un paese democratico nei confronti di un partito cardine della Repubblica – foraggiata e ispirata dai circoli atlantici e dagli Usa. Gladio fu nascosta al Parlamento, a gran parte del governo con l’esclusione del ministro della Difesa Taviani. Erano a conoscenza di Gladio il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, quello del Consiglio Antonio Segni, il suo vice Giuseppe Saragat e il ministro degli Esteri Martino.

Gladio però era solo “una porzione di un sistema di sicurezza ben più complesso e articolato, una rete anticomunista che operava dall’estate del 1945”. Ancora oggi infatti alcune questioni non sono chiare. Pacini ad esempio, ricorda che la stessa base giuridica su cui fu creata Gladio “resta un nodo mai sciolto”. Secondo il magistrato Felice Casson “la sola esistenza del documento Sifar-Cia del novembre 1956 bastava a dimostrare l’illegalità della struttura”. Argomentazione rigettata dall’avvocatura dello Stato che giustificò invece l’accordo segreto come applicazione di una clausola 2atlantica”. Interessanti sono i documenti citati da Pacini. Ad esempio, nel 1959 la Cia cominciò a inviare a Capo Marrargiu molte armi. E nel contempo venivano creati i Nasco (nascondigli): 139 depositi segreti vicini a cappelle, cimiteri, chiese dove erano custodite armi portatili, munizioni, esplosivo plastico C4, bombe a mano, fucili di precisione e radio trasmittenti.

Sono trascorsi 26 anni da quando Giulio Andreotti (era il 18 ottobre 1990), presidente del Consiglio in carica, rivelò l’esistenza dell’organizzazione segreta chiamata Gladio. Lo fece in una relazione inviata alla Commissione parlamentare sulle stragi intitolata Il cosiddetto Sid parallelo-Operazione Gladio. Le reti clandestine a livello internazionale. Spiegò che si trattava di una rete occulta “destinata ad attivarsi in caso di occupazione nemica” con compiti di sabotaggio, raccolta di informazioni, propaganda e guerriglia. La struttura operante in Italia era stata creata il 26 novembre 1956 “in seguito ad accordo – scrive Pacini – tra il servizio segreto militare italiano, l’allora Sifar… e la Cia statunitense”. Compito della Cia era fornire armi, quello del Sifar arruolare soggetti nella struttura.

Il protettore di Gladio in Italia fu Francesco Cossiga che, all’epoca, difese in modo veemente la struttura clandestina e attaccò il magistrato che indagava, Felice Casson. Ma la questione che il libro di Pacini affronta non riguarda solo Gladio quanto la pletora di formazioni paramilitari in funzione anticomunista.

L’elenco è lungo e fitto di nomi, strutture, episodi oscuri. Si comincia con la Sezione Calderini, sorta nel 1943, primo nucleo dei servizi segreti del governo Badoglio e che, conferma Pacini, garantì i quadri operativi di Gladio. Si prosegue con la Brigata Osoppo, formata da partigiani “bianchi” schierati nel Friuli Venezia Giulia. La Osoppo-terzo Corpo volontari della libertà nel 1956 con i suoi uomini rafforzò Gladio. Dal 1946, sempre in Friuli operò l’Uzc, ufficio zone di confine, struttura “coperta” che finanziava formazioni paramilitari contro i titini. In Lombardia operò il Movimento avanguardista cattolico italiano (Maci), con compiti di sorveglianza, anche armata, del Pci. Pacini racconta che “era un organismo segreto direttamente riconducibile alla Democrazia Cristiana e alle massime gerarchie ecclesiastiche”.

E poi c’era l’altra Gladio. Vale a dire i Nuclei per la difesa dello Stato, interni alle forze armate e collegatoi a gruppi di estrema destra. Tra i supi esponenti, il colonnello Amos Spiazzi. Pacini ritiene di poter dimostrare che Gladio e il Sid parallelo non sono la stessa organizzazione come si era ipotizzato per lungo tempo. Emergono dalle nebbie del passato, dalle deposizioni e testimonianze e dalla memorialistica ,riferimenti, accenni e conferme del ruolo della destra estrema, il supporto della Nato, le infiltrazioni dentro le questure da parte di estremisti neo fascisti. Una struttura, i Nds, che coordinava cellule di Ordine nuovo, cellule stragiste. Una struttura che si è sempre cercato di mettere al riparo.

Gladio non era sola. C’era oltre a quelli citati, anche anche il “Noto Servizio” ma ne parleremo più avanti.

Giacomo Pacini Le altre Gladio. La lotta segreta anticomunista in Italia. 1943-1991 (Einaudi, 2014)

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