di Vindice Lecis
Saddam Hussein, Gheddafi e, ora, Assad. Ma non, invece, i monarchi assoluti e corrotti di Qatar e Arabia Saudita, cani da guardia delle multinazionali del petrolio in Medio Oriente. Tutto ciò che non rientra nella sfera di alleanze americane o della Nato deve essere rimosso. In tre modi: destabilizzando quei Paesi dall’interno con finte mobilitazioni “democratiche”; creando un clima di ansia e angoscia nel mondo con la macchina del fango in azione; bombardando i Paesi da richiamare all’ordine scavalcando sia le proprie istituzioni interne che gli organismi internazionali.
Altro che muri e propaganda anti immigrati. Sciocchezze che fanno indignare le star holliwoodiane. Altro che balle sesquipedali sull’intesa Putin-Usa. L’America di Trump mostra il suo vero volto: guerra e imperialismo. E le anime belle dei liberal si girano dall’altra parte. Meglio le sanguinarie dittature medievali del Golfo che bombardano lo Yemen e fanno scempio di civili; meglio il tremebondo appoggio allo screditato e orrendo regime di Erdogan in Turchia; meglio i nazisti che governano Kiev. Piuttosto che accettare un equilibrio diverso da quello imposto da loro e dagli interessi delle multinazionali.
Un filo rosso lega il tentativo di sedizione in Venezuela con il golpe filo nazista in Ucraina. Le finte primavere arabe con la destituzione sanguinosa e genocida in Iraq e poi in Libia. Il disastro della politica imperiale Usa è ora sotto gli occhi di tutti: Bush e Obama hanno creato instabilità nell’area, guerre eterne, distruzioni di entità statali. E, questione centrale, hanno creato di fatto le condizioni (se non armato direttamente) per lo sviluppo di Al Qaeda e poi dell’Isis.
Davvero non vediamo che la Siria è distrutta grazie ai suoi finti ribelli filo terroristi? Che l’Iraq è a pezzi e che la Libia ora è spartita tra le sue mille tribù. Qualcuno crede che l’Egitto di al Sisi sia meglio di quello di Mubaraq? Non si vede che l’immigrazione di massa è diventata un fenomeno di destabilizzazione anti europeo che solo lacrimosi liberal e papisti vedono invece come risorsa (e non soprattutto come esercito di mano d’opera di riserva)?
Ecco perché non crediamo alle pistole fumanti Usa. Non ci abbiamo creduto nel febbraio 2003 vedendo Colin Powell agitare una fiala contentente presunti veleni, inesistenti in Iraq. Non crediamo nemmeno ai finti e ambigui caschi bianchi e né ai motivi che forniscono il pretesto alla dozzinale amministrazione petrol-trumpista di attaccare la Siria. La Russia di Putin aveva fatto troppo bene contro i tagliagole dell’Isis per poterla lasciare padrona del campo. E ora la pace è davvero in pericolo.
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