- di Vindice Lecis
Come una qualunque agenzia di rating o istituzione finanziaria internazionale prima del referendum del 4 dicembre – cha paventavano catastrofi economiche in caso di vittoria del No – anche il presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru (renzianissmo) annuncia disastri in arrivo. C’è da chiedersi: che cosa deve accadere alla Sardegna che non sia ancora successo? Lo spiega il nostro presidente in una lunghissima nota su facebook questa volta a proposito della legge urbanistica.
Rispondendo a giuristi, ambientalisti, forze sociali che hanno denunciato i pericoli di cementificazione e aggressione delle nostre coste, il professor Pigliaru replica con l’usurato argomento che già Renzi usò di fronte alle osservazioni di chi voleva difendere la Costituzione. “Se la nostra proposta venisse bocciata, avremmo di fronte a noi lo scenario peggiore: strutture ricettive che invecchiano e che, pur continuando a occupare la fascia dei 300 metri, saranno sempre meno in grado di produrre lavoro e benessere per il territorio. Questa è l’alternativa di fronte a noi”.
Dunque si profilano disastri. Vecchio armamentario propagandistico capace solo di fidelizzare i suoi sostenitori. Il presidente parla di questa legge urbanistica come fosse il piazzista di un banale piano casa berlusconiano, strizzando l’occhio alla solita scorciatoia cementizia e al miraggio di qualche posto di lavoro in più. Pigliaru, come già fece Renzi, chiede a tutti di uscire da “ideologie” o “brutali semplificazioni” (e ti pareva), non dicendo che il 25% di incrementi volumetrici con premi di cubatura nelle strutture esistenti non sono una semplice tinteggiatura o “valorizzazione”. Ci si mette poi anche l’assessore Erriu, anche lui come Boschi o Delrio, a parlare di “pregiudizio ideologico”. Deve essere una fissazione questa “ideologia”. Guai dunque a dissentire dai sacerdoti del mattone.
La stessa fatwa è stata lanciata nella sanità sarda. Come per l’urbanistica, anche in questo settore che è gran parte del bilancio regionale, la giunta Pigliaru procede con la logica dello smantellamento. I pazienti si portano farmaci e panni da casa a Sassari dove si rischia la chiusura delle sale operatorie. La brest unit è una chimera sommersa di promesse. A Olbia non si fanno analisi, ovunque mancano garze e siringhe. Le liste d’attesa sono eterne. L’assistenza di base, quella garantita dalla Costituzione, non è più dunque un diritto. Invece la giunta regionale va avanti nelle sue scelte: ponti d’oro agli emiri qatarioti e accentramento in una Asl unica che blocca appalti e forniture. La scellerata idea che la sanità sia un costo, un peso e quindi da tagliare – altra cosa sono gli sprechi, ma cominciamo a sfoltire le ricche prebende dei manager – è da respingere in blocco.
Urbanistica e sanità punti dolenti ai quali si devono aggiungere i trasporti. L’aeroporto di Alghero licenzia 45 addetti, lo scalo è semideserto. Tutto accade mentre non c’è più uno straccio di industria e il Pd si balocca con una legge elettorale che nemmeno Scelba: vogliono un sistema elettorale che punti a un presidenzialismo regionalistico con sbarramenti antidemocratici e meno rappresentanza. Ora che il Giro è passato e l’arrostita sassarese dei record digerita, riflettiamo sulla nostra condizione. L’estate sarà calda.
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