La Faradda, il riconoscimento Unesco e l’identità di Sassari: i Gremi tra tradizione e modernità

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di Vindice Lecis

Dal 2013 l’Unesco l’ha inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Un riconoscimento planetario per una delle pietre angolari della storia profonda di Sassari, specchio di una lontana identità che riesce a comunicare ancora oggi. Tuttavia, dietro la faradda di li candareri col suo voto religioso e la partecipazione del popolo, dietro cioè il 14 agosto, si agitano ancora cuore e braccia dell’antica Sassari: quella delle arti e dei mestieri, delle corporazioni, dei Gremi. Una realtà popolare, complessa, articolata, viva di pulsioni e umori. Gli eredi di quella storia oggi sono operai, librai, insegnanti, scaricatori, fabbri, commercianti, impiegati, precari e si cimentano nella difficile  missione di mantenere viva una tradizione secolare nel confronto, a volte severo, con la modernità.

Le tradizioni sono certamente quelle, non bisogna intaccarle. Tuttavia, occorre stare attenti ai tempi che cambiano”. Salvatore Spada è dal 2006 presidente del Gremio dei Sarti e da quattro anni presiede l’Intergremio, che coordina l’azione dei vari gremi cittadini. Spada non sfugge al problema del rapporto con i tempi nuovi, a partire dalle richieste di poter sfilare alla faradda da parte di nuovi candelieri (i Fabbri nel 2007, i Macellai nel 2016 , i facchini recentemente) mentre è ancora in fase di discussione il coinvolgimento dei Ferrotramvieri. Per questi ultimi, aggiunge il segretario dell’Intergremio, Fabio Madau “occorre valutare con attenzione alcune questioni aperte e un loro percorso di crescita”.

Il punto è non disperdere storia, tradizioni e significato profondo della faradda. “Non ha senso però – precisa il presidente Spada – inventare nuovi Gremi”. Invece, aggiunge Madau, “occorre sfruttare con intelligenza le opportunità dell’offerta culturale e turistica della nostra città. Ecco perché il nostro obiettivo è che i Gremi parlino tutti la stessa lingua”. Resta da capire che cosa muova e animi la maestosa e emozionante faradda. Per farlo dobbiamo dare più attenzione all’attività dei Gremi. “Gli eredi delle antiche corporazioni oggi si sono trasformati – prosegue Spada – Queste organizzazioni professionali secolari o, anche, luoghi di solidarietà e mutuo soccorso hanno vissuto come tutte le espressioni della storia le trasformazioni della struttura economica cittadina. Molti antichi mestieri non esistono più, molti altri si sono trasformati. Eppure ne perpetuiamo l’attività e i vincoli di lavoro o familiare, spesso coincidenti. Noi tuteliamo la storia e la tradizione con l’apertura e la valorizzazione, coniugando l’azione, diciamo laica, con l’ispirazione religiosa che sono aspetti fondanti della faradda.” I Gremi, continua Madau “sono identità e aggregazione e stiamo studiando progetti per renderli sempre più vicini alla città  perché la città si identifichi con loro”. Ciascuno è diverso e pecualuire, “ma questa diversità dobbiamo considerarla una ricchezza”.

I cambiamenti economici della città possono determinare un allentamento con la più importante e orgogliosa tradizione? Spada e Madau sono convinti che la faradda e l’esistenza dei Gremi rappresentino un antidoto alla perdita dei valori identitari. Tuttavia il presidente aggiunge che “la desertificazione economica, e non solo, del centro storico sta determinando problemi seri”. Il timore che i Gremi restino come organismi artificiali può esistere ma questo viene combattuto coinvolgendo la città intera a partire dalle scuole.

L’altra grande scommessa è il Museo dei Candelieri di cui i Gremi sono partner di un progetto voluto dall’amministrazione comunale. Sarà articolato con un museo alla Frumentaria e con altri due siti a sant’Apollinare e nell’ex Casotto del Dazio con laboratori didattici. “Il Museo ci cambierebbe la vita – dicono Spada e Madau – rafforzerebbe l’offerta culturale e turistica, riconosciuta a livello mondiale dall’Unesco, e quei legami dei sassaresi con la loro storia profonda”.

Gli altri impegni sono quelli che ciascun Gremio abbia una sede nel centro stoico e sia in rete con gli altri.

Di seguito alcune noterelle.

Nel codice della Repubblica sassarese del 1294 non vi è alcun capitolo che disciplini le arti e i mestieri. Si hanno solamente alcune disposizioni per le fabbriche in Capo di via, con proibizione ai muratori (mastros de murare) di eseguire alcun lavoro senza che il Priore e due Anziani avesero visto il disegno e l’opera. Così pure vi si parla dei barbieri, i quali non potevano rader barbe in domenica, nelle feste solenni, in piazza, nelle vie pubbliche e fin nelle case private. Si parla dei fornai, che per un rasiere di grano non potevano pretendere oltre 4 denari nei giorni feriali e in Pasqua e Natale 6 denari”. Così Enrico Costa in un capitolo della sua monumentale Sassari (1885) ci racconta come la città, in origine, avesse artieri, operai, agricoltori ma non ancora le corporazioni. Tuttavia queste arrivarono ben presto.

I sassaresi nel corso di una storia lunga e anche dolorosa hanno sempre dovuto fare i conti con fabbri ferrai (fraos), falegnami (mastros de linna), muratori(mastros de muru), sartori (draperi o mastros de pannu o anche sastres), calzolai (calziaraios), conciatori e minadores, argentari e orefici, corallari. Ma anche mastri di molini, pallicciai, bottai, tornitori, pittori, barrilleros,, candelai, sellai, armaioli, ottonai, stagnari, calderai, tegolai e mugnai.

Le corporazioni d’arti e mestieri hanno un’origine ancora oscura, non precisamente identificata, ma certamente legata allo sviluppo impetuoso della Sassari trecentesca. Costa segnala i Gremi degli Agricoltori, dei Mercanti, dei Sarti, dei Calzolai, dei Falegnami, dei Pastori, degli Ortolani, dei Carradori, dei Muratori, dei Conciatori, dei Pellicciai, dei Fabbri Ferrai, e dei Viandanti.

E oggi? Sono 11 i Gremi che partecipano alla faradda; Macellai (mazziddaggi); Fabbri (frairaggi); Piccapietre (piccapiddreri); Viandanti (viaggianti); Contadini (zappadori); Falegnami (masthri d’ascia); Ortolani (orthurani); Calzolai (cazzuraggi); Muratori (frabbiggamuri); Sarti (trapperi) e Massai.

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