Fuoripagina pubblica la bozza di programma del Pci per la città di Sassari – varato diversi mesi fa e già reso pubblico nei suoi punti centrali – ritenendolo un contributo utile anche in vista delle prossime scadenze elettorali. Dove presumibilmente per le comunali lo scontro sarà tra una sbiadita riedizione del fu centrosinistra, una destra aggressiva travestita da liste civiche e l’incognita del M5S. Un’alternativa di sinistra, progressista e autonomistica è ancora da costruire ma questi punti sono una buona base di riflessione (v.l.)
Il Pci per una svolta politica a Sassari
I comunisti si candidano ad amministrare Sassari, insieme alle forze di sinistra, autonomistiche e progressiste per imprimere una svolta profonda nella guida della città.
Sassari vive una crisi acuta all’interno della profonda marginalizzazione dell’intero Nord Ovest della Sardegna. La causa principale, risiede nella profonda inadeguatezza delle sue classi dirigenti, nella mancanza di progetti adeguati e nell’assenza di quei pensieri lunghi necessari per la rinascita della città e del suo territorio e a incidere in modo proficuo da protagonista in Sardegna.
Sassari non ha più lavoro, la città si è drasticamente impoverita e le sue energie intellettuali e produttive si sono essiccate. Le giovani generazioni vivono una devastante crisi di prospettiva. Il capoluogo del Nord Sardegna si è trasformato in un territorio marginale, prigioniero di un lancinante declino, privo di energie vitali. La crisi della chimica ha assestato un colpo devastante a tutto il territorio che non ha saputo guardare oltre. La città si è chiusa in sé stessa, ha smesso di produrre idee e costruire lavoro, si è rifugiata in un terziario indefinito, una sorta di limbo del non sviluppo, e in attività commerciali dall’altissima mortalità e dalla bassa specializzazione che si sono dimostrate palliativi incapaci di reggere alla sfida della modernità. Ben poco è rimasto nel nostro territorio dove persino spostarsi in aereo è diventato sempre più difficile.
Simbolo di Sassari sta purtroppo diventando il degrado, frutto del non governo. Quello dell’area di Predda Niedda è il primo esempio, un non luogo senza regole, cresciuto ai margini della città al contempo succhiandone energie vitali. Una distesa di capannoni figli di una concezione di sviluppo abnorme, foraggiata e ispirato da classi dirigenti miopi e prive di vero interesse per la città, andata a detrimento anzitutto del centro storico.
Sassari sta perdendo le sue radici storiche e la sua memoria: il centro antico è diventato luogo degradato e insicuro in molte sue zone, desertificato dalla chiusura in questi anni di centinaia di attività tipiche (commerciali, artigianali).
Il centro storico è infatti un altro dei simboli del fallimento. Aver sposato la folle logica dello spostamento delle funzioni vitali nelle periferie ha consentito che una corona di ipermercati strangolasse la città spersonalizzandola, formendo una fatua illusione di modernità e trascinandola invece verso una crisi terribile di prospettive.
E’ mancata una reazione di idee, di proposte, di azione. Una strategia sul destino e la direzione da prendere. Sassari appare priva di soffio vitale ed energia, ripiegata in se stessa. Siamo in presenza di un lungo elenco di inadeguatezze se non di fallimenti brucianti. L’Eni è inaffidabile nei suoi progetti, l’Università sembra avviata a un triste crepuscolo, la sanità perde qualità e posti letto nonostante burocratici accorpamenti, l’aeroporto Riviera del Corallo è sotto attacco, i trasporti sono fortemente inadeguati, il credito colonizzato e sradicato fuori dalla città e dalla stessa Sardegna. Sassari fornisce l’impressione di aver perso fiducia in sé e nelle sue possibilità, di aver abdicato al suo ruolo dirigente nel territorio capace di dialogare con dignità ai tavoli regionali.
Ma il declino non è inarrestabile.
I comunisti si candidano con altre forze progressiste e autonomistiche alla sua guida per imprimere una svolta profonda e superare decisamente il lungo periodo di egemonia del Pd. Se, infatti, Sassari versa in tali condizioni critiche, se è debole di fronte all’egemonia di altri territori (in particolare del capoluogo regionale), le responsabilità principali sono anzitutto del partito di maggioranza. La sua stessa natura, l’aggressività famelica delle sue correnti sta paralizzando da anni la città, smembrata dalle lotte correntizie.
L’esperienza di governo del sindaco Nicola Sanna, per i comunisti è assolutamente fallimentare. Il centro sinistra che lo aveva portato a stravincere col mandato di imprimere una svolta alla lunga e stanca gestione di Ganau, si è dissolto come formula di governo e nei suoi aspetti programmatici più innovativi. Le correnti interne al Pd e la stessa inadeguatezza del sindaco nel ricoprire quel ruolo hanno creato una situazione penosa per l’immagine stessa dell’Istituzione comunale e indebolito il ruolo della città nei confronti della Regione.
I comunisti presenteranno ai sassaresi un programma di governo su questi punti chiedendo a tutti i cittadini, alle forze sociali e professionali un contributo di idee e di proposte.
Sassari, una città:
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solidale, inclusiva, sicura, produttiva
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con cantieri pubblici di lavoro continui nel settore delle manutenzioni, del riassetto idrogeologico del territorio e dei beni culturali.
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con una sanità pubblica degna di questo nome e accessibile a tutti dove il comune interagisca e vigili per tagliare le liste d’attesa e per il mantenimento degli standard di qualità
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che abbia una farmacia popolare e un ambulatorio comunale
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con un nuovo consultorio per le donne
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dove siano messe in campo politiche sociali mirate alle nuove generazioni per combattere emarginazione, abbandono dei valori, disoccupazione e stimolare la crescita civile e il ruolo dei giovani con strumenti di partecipazione e luoghi comunali di incontro e formazione di cittadini consapevoli.
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dove i trasporti pubblici funzionino in modo adeguato alle necessità e i cittadini si sentano incentivati a utilizzarli anche con tariffazioni sociali e abbonamenti più favorevoli.
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con i servizi essenziali come la nettezza urbana di nuovo sotto il controllo pubblico progettando e investendo nella raccolta, nella pulizia, nel decoro
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dove il progetto delle ciclabili sia rivisto in funzione di un collegamento cicloturistico tra la città, le periferie, l’agro e le coste.
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Con l’ambiente urbano salvaguardato e valorizzato. Il verde pubblico dovrà essere ulteriormente accresciuto e curato.
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che faccia rinascere il centro storico salvandolo dal degrado attuale, garantendo maggiori incentivi e sostegno pieno a quanti vogliono avviare attività culturali e commerciali legate a mestieri tradizionali in particolare di piccolo artigianato
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dove la legalità sia garantita da maggiori controlli e prevenzione e cresca il livello di sicurezza in tutti i quartieri
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moderna e aperta, capace di valorizzare al meglio la sua cultura secolare e le radici a partire dai suoi Gremi e dai suoi Candelieri con la nascita del Museo
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che orienti il bilancio comunale per più investimenti necessari alla creazione di cantieri pubblici per lavori di riassetto e di tutela territoriali e di decoro urbano
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aiuti le fasce più disagiate per il pagamento dei canoni di affitto
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che tuteli il sapere pubblico e la sua Università dal declino e difenda i beni comuni come l’acqua che deve restare pubblica impedendo ad Abbanoa di diventare un ente feroce con i cittadini e incapace di garantire regolari erogazioni
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che valorizzi la sua rete museale e i monumenti (dalla fontana di Rosello a Monte d’Accoddi) rendendoli pienamente fruibili ai cittadini e ai turisti
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dove l’arte pubblica, la cultura, la creatività e l’impegno, a partire dai giovani, in questo campo sia valorizzata, sollecitata e sostenuta
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che finalmente veda realizzate le incompiute, a partire dall’utilizzo dell’ex carcere di San Sebastiano per la cittadella della giustizia. Ma anche dell’ex mattatoio e dell’ex cinema Astra, mettendo questi spazi a disposizione della città e delle sue numerose associazioni culturali, ricreative, sportive e assistenziali. Organizzando una rete che le renda parte decisiva della vita cittadina.
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che faccia sentire a casa propria gli universitari fuori sede
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che tuteli le sue coste dalle speculazioni e dal cemento selvaggio senza regalare le spiagge ai privati e rilanciando Platamona oggi degradata
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che garantisca la partecipazione dei cittadini ricostituendo alcune circoscrizioni e valorizzando i comitati spontanei dei cittadini, spezzando così il centralismo podestarile delle decisioni
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dove la pianura della Nurra sia occasione di nuovo lavoro; si rinnovi l’attenzione per le sue borgate e le attività agricole e di allevamento e i cittadini che ci vivono e lavorano abbiamo i servizi essenziali
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che aiuti l’integrazione dei migranti nella vita cittadina nella massima trasparenza e controllo sull’accoglienza. Senza ghetti, combattendo il degrado, eliminando ogni speculazione
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con strutture sportive aperte, decorose, fruibili ai cittadini e alle loro organizzazioni.
I comunisti al governo della città si opporranno a:
*indebolire la pubblica sanità, tagliare posti letto e i servizi ai cittadini
*ridimensionare l’Università
*costruire nuovi centri commerciali
*consumare ulteriormente il territorio con inutili e speculative opere edilizie
*trasferire dal centro alle periferie altre funzioni vitali
*nuove privatizzazioni di servizi pubblici essenziali
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