Quando il fascismo col Minculpop teneva al guinzaglio giornali e giornalisti

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di Vindice Lecis

Della serie il fascismo ha fatto anche cose buone, pubblico un fiorilegio di dispacci inviati dal Ministero della cultura popolare ai direttori dei giornali italiani. Leggeteli, leggiamoli. Sono impressionanti. Negazione della libertà, adesione al pensiero unico, conformismo, totale condivisione delle direttive del regime. Questo è stato il fascismo (oltre a tutto il resto) insieme a quella gustosa rappresentazione di inconsapevole comicità che accompagna tutti i regimi. Solo che allora si finiva in galera, licenziati, discriminati e condanati (da ricordare ai ragazzi palestrati di Casapound tutto patria&onore e ai giornalisti di Libero i filomussoliniani senza vergogna della carta stampata). Del tutto casualmente, quelle lontane disposizioni ci parlano dell’oggi e ci dicono da che parte stare.

1935

3 dicembre: Interessarsi all’inno a Benito Mussolini del maestro Sallustio.

7 dicembre: Non pubblicare corrispondenze dei nostri bombardamenti aerei in Africa orientale.

16 dicembre: non dire, come ha detto qualche giornale, che una pace rapida in A.O. può ricondurre la pace e la calma in Etiopia. Attaccare il fronte massonico-comunista.

18 dicembre: Se perviene ai giornalista notizia di un malessere occasionale al sen.Marconi, non pubblicare nulla al riguardo. Non occuparsi del processo che si tiene al Tribunale militare di Roma per ammutinamento di cinque militari.

1936

4 gennaio: non pubblicare mai fotografie che dimostrino una inopportuna intimità tra i nostri soldati e gli indigeni dell’Africa orientale. Benevolenza non cordialità. Protezione ma non eguaglianza.

13 febbraio: non dare più notizia dei seguenti prodotti italiani nei seguenti prodotti sanzionisti: limoni, arance, carciofi etc.

4 maggio: se arriva notizia di lieve ferita alla mano subita dall’on. Farinacci, non pubblicarla sino a quando non sia stata autorizzata.

22 maggio: non pubblicare articoli e disegni che possano esaltare l’ibridismo di razza. L’Italia letteraria è stata sequestrata per questa ragione.

1937

16 gennaio: non dare notizia dei bombardamenti di centri abitati per opera dei nazionalisti in Spagna e soprattutto escludere che si tratti di aviatori italiani o tedeschi.

22 gennaio: occuparsi attivamente del karkadek (una pianta libica che dovrebbe sostituire il the)

5 marzo: finirla con le notizie di viaggi a Roma di bambini che fuggono di casa per vedere il duce.

1 maggio: dare grande rilievo al primato sulla velocità sui 100 chilometri.

1939

1 settembre: l’impostazione dei giornali deve essere la seguente: a) simpatia per la Germania b) abbandonare gradualmente il motivo della responsabilità inglese anche nei titoli c) NON (dicesi NON) rilevare sia nei titoli che nei commenti le frasi di Hitler riguardanti gli interventi stranieri.

23 settembre: ricordarsi di mettere il saluto al duce all’inizio e alla fine del suo discorso.

25 settembre 1939: la noticina contro il “Lei” va in prima pagina.

28 settembre: i giornali intensifichino e tengano desta la campagna per l’uso dei voi e del tu.

30 settembre: il comunicato sul viaggio del conte Ciano va dato su due colonne e non più su tre.

1 ottobre: riprendere le foto pubblicate da “La Stampa” ieri su Londra senza automobili.

3 ottobre: si riconferma la disposizione già data di astenersi nel modo più assoluto dal consigliare la torrefazione casalinga dell’orzo e degli altri surrogati del caffè.

6 ottobre: impostare la prima pagina e anche la seconda sul discorso di Hitler. I titoli possono giustificarlo un “grande discorso”.

15 ottobre: i giornali inviino un redattore domani lunedì ore 16 in piazza di Siena. In divisa fascista.

6 novembre: dal servizio delle manifestazioni di ieri a Livorno e a Firenze eliminare la frase “acclamazioni all’indirizzo del Duce e di Ciano”. Le acclamazioni al duce non vanno abbinate ad altro nome. Nella cronaca delle partite di calcio e negli articoli sul Campionato non “sfottere” gli arbitri.

9 novembre: non si deve dire camions ma autocarri (vale anche per il singolare).

15 novembre: la notizia del varo della corazzata Impero va in prima pagina su tre colonne. Dire che è la nave da battaglia più potente del mondo.

28 novembre: commentare simpaticamente il foglio di disposizioni del Partito col quale si realizza la piena unità politica e tecnica della stampa fascista. Concludere manifestando l’orgoglio dei giornalisti italiani i quali indistintamente sono sempre stati, sono e saranno agli ordini del Partito.

30 dicembre: impostare il giornale di mezzogiorno sull’argomento della giornata cioè la neve, dedicando a questo avvenimento spazio, fotografie, articoli di colore.

1940

5 aprile: astenersi dal pubblicare fotografie di reparti presi alle spalle e quelle in cui non abbiano un atteggiamento ed allineamento impeccabili, nonché quelle in cui i fucili del presentat’arm non siano in perfetto allineamento e quelle in cui i reparti non abbiano quell’atteggiamento marziale che è proprio dei nostri soldati.

20 maggio: togliere le acclamazioni nel testo del discorso di Ciano a Milano e aggiungere il seguente periodo come finale: “Il discorso del Conte Ciano, continuamente interrotto da fervide acclamazioni, è stato alla fine salutato da altissime e reiterate invocazioni al Duce in una manifestazione di entusiasmo protrattasi a lungo”.

27 maggio: i tedeschi si devono, d’ora in avanti, chiamare germanici.

5 agosto: i giornali che abbiano redattori demografici tornino sull’argomento della decadenza biologica della Francia, con particolare riguardo al numero dei pazzi, all’alcolismo, all’uso degli stupefacenti nonché alla denatalità.

9 agosto: Si fa divieto di pubblicare firme di italiani con nomi di battesimo non italiani: John, Max, Tom ecc.

Per inaugurazione del drizzagno sul Tevere i giornalisti di dovranno trovare in divisa fascista-sahariana bianca, pantaloni lunghi bianchi e berretto: alle sette e trenta precise.

17 agosto: non possono consentirsi nei quotidiani italiani pubblicazioni di avvisi mortuari di nominativi ebraici.

1 settembre: si riconferma la disposizione di non parlare di stirpe ma di razza.

2 settembre: è fatto assoluto divieto di pubblicare la vignetta pubblicata dalla ditta Luigi Peschiera di Bologna in cui tra l’altro è scritto 2I nostri prodotti hanno sempre ragione”.

18 settembre: si ricorda che la denominazione pompiere è stata da tempo abolita.

9 ottobre: Non pubblicare le foto del duce che saluta le truppe con la mano alla visiera.

(notizie tratte da Dal Ponte-Leonetti-Massara Giornali fuori legge. La stampa clandestina antifascista 1922-1943, Anppia 1964)

La stampa italiana, a parte alcune eccezioni, è sempre stata filo-governativa perché espressione di gruppi e potentati economici e finanziari. Di recente, imbarazzante è stato il sostegno a Mario Monti e al suo austero governo che ha letteralmente scardinato il sistema previdenziale e avviato la devastazione del diritto del lavoro, portata poi a compimento dall’esecutivo Renzi. Il sostegno al capo del Pd da parte di alcuni gruppi editoriali, ad esempio, è stato così ampio e convinto da determinare un rifiuto da parte del loro tradizionale lettorato, tanto da causare una emorragia di copie enorme. Conformismo, appoggio al governo (ora a quello di Gentiloni definito pacato, tranquillo, rassicurante), censura contro quanto si muove in alternativa alle decisioni prese dai ceti domininanti, sia per quanto riguarda l’Europa, che il lavoro o la scuola o qualaisi altro settore. Opposizioni naturalmente oscurate. Siamo messi davvero male quando vedo gli stessi titoli su molte testate o quando, nelle interviste, non si riesce o non si vuole, contraddire il potente di turno.

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