di Vindice Lecis
“Noi siamo un soggetto autonomo, non il movimento giovanile di D’Alema”. Il parlamentare Stefano Fassina, all’indomani del congresso di Sinistra Italiana, ribadisce che la nuova formazione ha ambizioni più ampie che quella di fornire supporto agli scissionisti del Pd. “Sono compagne e compagni – aggiunge – di cui rispettiamo il travaglio e il cui percorso guardiamo con attenzione, interesse e solidarietà politica e umana. Ma noi siamo nati con ambizioni diverse”.
La domanda ricorrente che vi viene rivolta come un atto d’accusa: a cosa serve un nuovo parto, così vi isolate.
“Rispondo che bisognerebbe solo ricordare che cosa è stato il 2016 per il neoliberismo reale”.
Ci spiega?
“L’anno che si è concluso ha avuto, per il neo liberismo, lo stesso impatto che ha avuto il 1989 per il socialismo. Alcuni avvenimenti hanno pesato in modo forte, vale a dire la Brexit, l’elezione di Trump e, in una certa misura, il No al nostro referendum. Di fronte a questo cambio deciso di fase che riguarda l’Europa e gli Usa non possiamo guardare a un ristretto orizzonte”.
Discutere di superamento dell’euro a sinistra si può?
“Ne stiamo parlando e lo faremo ancora. Prendiamo però atto che la sua adozione da parte di economie strutturalmente diverse ha creato squilibri, esplosi in occasione della crisi finanziaria. L’euro ci ha resi più deboli invece che più forti: ci impone di competere nella svalutazione del lavoro, ha portato alle politiche di austerità che stanno smantellando i diritti sociali e impediscono l’uscita dalla stagnazione”.
Si rimette così in discussione l’impalcatura europea.
“E’ proprio questo il nodo. Per rispondere in chiave progressiva ai popoli delle periferie, la sinistra deve riconoscere la necessità di superare l’euro e l’ordine istituzionale, economico e monetario collegato. Io credo che si possa andare a un superamento assistito dalla Bce, attraverso la costruzione di un’alleanza tra forze politiche e sociali degli altri membri della Ue. Il superamento dell’euro è la condizione per rivitalizzare funzioni fondamentali dello Stato nazionale condizione per proteggere il lavoro e rianimare la democrazia costituzionale”.
Ora si apre per voi la ribalta delle richieste di intese e accordi.
“Mi lasci dire che ritengo astratto e autoreferenziale parlare di centro sinistra, di Ulivo.4 o di Campo progressista. Significa guardare indietro a un mondo che non c’è più. Qualcuno propugna una sinistra che guarda al centro senza avvedersi, ad esempio, che le classi medie sono state quelle devastate maggiormente da trent’anni di neo liberismo”.
Il vostro primo impegno?
“I referendum della Cgil. Costituiremo cinquecento comitati in tutta Italia per sostenere i due Sì. Una grande opportunità per riconnettere la questione sociale con la questione democratica affrontata e vinta nel referendum del 4 dicembre”.
Come giudica il tentativo di Pisapia di una sinistra alleata col Pd?
“Il suo Campo progressista è politica astratta che fa riferimento a un empireo di valori, sul quale magari siamo anche d’accordo, ma che non fornisce risposte, quelle che deve dare una sinistra all’altezza dello scontro”.
Quali?
“Pisapia dica ad esempio se vuole ripristinare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, cancellare la buona scuola, modificare lo Sblocca Italia che consente scempi ambientali. Purtroppo non ho sentito ancora risposte. Invece si sceglie di stare col Pd che ha fatto il jobs act, la cosiddetta buona scuola e ha tentato di stravolgere la Costituzione”.
Dalla fine del Pci la sinistra italiana ha messo in atto politiche progressivamente subalterne al liberismo?
“Subalternità all’austerità, all’euro, al mercato unico che hanno colpito il mondo del lavoro. Per rigenerare la sinistra oggi dobbiamo rimettere in discussione come diceva Gramsci il nesso nazionale-internazionale. Ripartire dalle città per riconquistare spazi di sovranità democratica in un’Unione europea rifondata attraverso la cooperazione tra Stati nazionali”.
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