di Vindice Lecis
Jean-Luc Mélenchon che conclude a Parigi il comizio al canto dell’Internazionale e ricordando la Comune, che cosa le dice?
“Che la sinistra europea sta facendo finalmente i conti con la propria crisi, tentando di rimettere in campo un pensiero alternativo al liberismo. Un pensiero critico e di profondo cambiamento che nasce da lontano e che rimette al centro valori fondamentali per l’uomo e per la trasformazione della società in senso socialista”.
(Parliamo con Mauro Alboresi, segretario nazionale del ricostituito Partito comunista italiano, un preparato e concreto bolognese di 62 anni che ha lavorato a lungo come operaio metalmeccanico ed educatore professionale e ha una solida esperienza come sindacalista della Cgil).
Crisi di tutte le forze socialiste e socialdemocratiche ma anche di quelle più radicali. Perché?
“Un pensiero unico globale ha travolto l’Europa. Impastato di austerità, sfruttamento, compressione dei diritti. E’ stato subìto e accettato in nome di presunte compatibilità. La società ha fatto un grande passo indietro di fronte agli attacchi di questo pensiero, quello liberista, assai potente”.
Un modello è in crisi che non ha portato a nessun miglioramento. Anche dalle parti delle socialdemocrazie lo ammettono.
“E’ vero, ed è per questo motivo che la sinistra in Europa sta ripartendo con idee nuove e forti. Con la critica ai modelli liberisti e ai governi che invece non stanno dando segni di ravvedimenti, anzi perpetuano quelle politiche fallimentari. Con questi governi è come tenere la volpe alla guardia del pollaio”.
Anche la sinistra nel suo complesso è stata annichilita dal pensiero unico?
“Una certa sinistra è stata subalterna e prona”.
Il Pci ha messo al centro della sua battaglia l’Unione europea. Siete convinti che non sia riformabile?
“L’Ue è irriformabile, a partire dai trattati che la sorreggono. Il popolo non ha nessun potere: in Grecia si era espresso nettamente con un referendum e l’Ue ha detto di no a quelle richieste legittime e sacrosante, di sopravvivenza”.
I trattati dunque non sono modificabili?
“E’ illusorio immaginare che lo siano. Sono il fondamento dell’Europa liberista”.
Che cosa proponete?
“Un’altra idea dell’Europa e un’altra Europa”.
Sulla stampa liberal si legge tutti i giorni che serve più Europa per ripartire.
“Noi diciamo che è un’idea sbagliata la cessione di ulteriore autonomia e sovranità nazionale. In nome di che cosa? Di un Moloch che produce solo crisi e sofferenza. Quindi siamo contrari a un presidente europeo e non vogliamo, a maggior ragione, un esercito europeo”.
Una nuova Europa quali caratteristiche deve avere?
“Aperta, solidale, che si rapporti costruttivamente con le realtà nazionali e lavori per la pace. L’Europa dei popoli. Questo non significa che debba esserci una chiusura nazionalistica, un concetto e un’idea di destra”.
Una generazione politica di centro sinistra ha legato il suo destino a un obiettivo: l’euro. Che giudizio ne danno i comunisti?
“Esperienza non certo positiva. L’euro è oggettivamente il collante di questa Ue, il cemento dell’Europa finanziaria e anti sociale. L’euro è una gabbia per i singoli Paesi, dobbiamo dirlo apertamente. Avere il coraggio di mettere in discussione questo collante significa mettere in discussione la stessa moneta, che è oggi un cappio”.
Tornando alle questioni sociali: come giudica l’abolizione dei voucher?
“Era ora, questi strumenti di sfruttamento non devono esistere. Vedremo con cosa verranno sostituiti. Ma questo dimostra lo stato terribile delle condizioni di lavoro in Italia, frutto di politiche che hanno messo al centro solo l’impresa e i loro profitti e prodotto precarietà, disoccupazione, miseria. Non dobbiamo abbassare la guardia dopo questa battaglia della Cgil e riprendere la lotta per ripristinare l’articolo 18 e abolire il jobs act. Dobbiamo dire basta e riscrivere il diritto del lavoro”.
Lavoro, scuola e sanità: campi dove la devastazione è stata maggiore.
“Per questo lottiamo per attuare la Costituzione come fattore di emancipazione sociale.
Siete impegnati particolarmente sulla sanità.
“Vogliamo una sanità pubblica e gratuita. Abbiamo lanciato una grande petizione popolare per l’abolizione dei ticket ma vogliamo ribaltare il concetto guida liberista che ha devastato il welfare. Ribadiamo il diritto a curarsi per tutti e non subordinandolo alle logiche finanziarie, a quell’idea corporativa che fa risparmi sulla pelle dei cittadini. Quest’Italia del liberismo sfrenato ha prodotto 11 milioni di donne e uomini che hanno rinunciato a curarsi”.
Alle altre forze di sinistra che cosa proponete?
“La sinistra italiana è vittima di quel pensiero unico delle compatibilità e del liberismo. Tuttavia molto si sta muovendo in un’ottica di ricostruzione dei valori fondamentali in un processo critico e autocritico. Che cosa dobbiamo fare? Tornare ad essere noi stessi”.
La Sinistra avrebbe praterie davanti con la crisi del renzismo.
“Renzi è il frutto dell’involuzione del Pd. Vincerà il congresso riproponendo le stesse politiche fallimentari che hanno aggravato la crisi italiana e portato alla sua sconfitta referendaria”.
Il Pd da una parte e voi dall’altra?
“Non c’è possibilità di relazione, siamo alternativi al Pd e anche a qualsiasi riedizione del centro sinistra, che è morto ed è stato fallimentare. Vogliamo ripartire dall’unità a sinistra ma su un programma alternativo”.
Come è lo stato di salute del rinato Pci?
“Il processo di costruzione avviato a giugno procede bene, gli iscritti crescono. Siamo convinti che serva la presenza di un partito comunista portatore di socialità e prospettiva storica. Senza nostalgie ma riprendendo la parte migliore della grande storia del Pci. Il Paese e i lavoratori ne hanno assoluto bisogno”.
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